L’altra mattina incontro dopo anni nella zona di Dolceacqua ripresa nella soprastante fotografia I., già mia collega.


Un po’ come mi accade per Nervia, quel rione di Ventimiglia cui faccio spesso riferimento. Nel mezzo di una lunga, impegnata discussione F., per fare un paragone, dice che in una certa zona ci si sente oggi “paese” come si era noi un tempo a Nervia. Dati il suo “monologo”, che non intendevo interrompere, e l’espressione da lui scelta per definire una sensazione, confermata da altri, che mi porto dietro, non gli ho obiettato che forse a Nervia allora eravamo un unicum, forse riscontrabile in termini di solidarietà popolare, al netto delle “stravaganze” (qualche allegro episodio di goliardia, tutt’al più, come di recente mi é stato rammentato) indotte da esigenze sceniche, anche per sincronismo in alcune delle prime commedie all’italiana di un Monicelli: una cosa proprio che mi ero un po’ ripromesso di dipanare, ma che, come altre, ho lasciato, per motivi di tempo, addietro.
All’epoca di Nervia avevo conosciuto Gianfranco Raimondo, di cui ho già qui parlato più di una volta, in particolare nel post precedente questo. Di Gianfranco ho sottolineato soprattutto la buona memoria di tanti episodi di costume e di storia locali. Oggi voglio aggiungere che negli anni ha fatto tante cose Gianfranco: fece, ad esempio, esordire, o quasi, nella nostra Riviera, cantanti divenuti di lì a poco famosi. A suoi ricordi significativi ho già attinto, come qualche lettore avrà notato. Il fatto che, lo ripeto, voglia suscitare una sorta di lavoro collettivo per stendere cronache, anche di fatti minuti, pertinenti la Zona Intemelia, ma il cui eco non dovrebbe – giustamente – andare disperso, lo vede, intanto, con il suo prossimo ritorno a Ventimiglia dalle Filippine come fonte che io per primo cercherò di sfruttare al meglio…